martedì 22 maggio 2012

Parliamo seriamente di Caffè

Il caffè è presente in molte varietà e coltivato in tanti paesi che presentano le condizioni climatiche favorevoli. Solo dove il clima è tropicale è possibile coltivarlo. La coltivazione è passata dai metodi tradizionali sostenibili, come in Perù dove si coltiva all'ombra degli alberi nella foresta, a quelli industriali, al sole. La richiesta del prodotto da parte dei schizofrenici mercati, che soddisfano le richieste degli irresponsabili consumatori, stanno creando enormi danni. Innanzitutto studi scientifici sfatano il luogo comune in cui si credeva che giovasse alla salute senza se e senza ma. Inoltre sono ad esso legate cattive abitudini alimentari, come ad esempio il suo utilizzo a digiuno per sostiure la colazione o in versione cappuccino per stroncare sul nascere l'appetito all'ora di un necessario pranzo. Parliamo infine di quanto l'uso di bevande che contengono caffeina non apporti beneficio alcuno e che, tra le molteplici complicazioni, quelle del caffè consistono nel provocare  una fastidiosa ipersecrezione gastrica (soprattuto a stomaco vuoto), eccitazione, insonnia, dimezzamento dell' assorbimento di ferro contenuto negli alimenti...
Altre pessime notizie? Arrivano:

  • Il mercato è dominato da multinazinali o grandi marche (pensano esclusivamente al profitto)
  • Brasile, Vietnam, Columbia, Indonesia bruciano foreste pluviali per poi piantarvi caffè
  • I metodi di coltivazione prevedono l'uso di fertilizzanti, insetticidi, perdita di biodiversità (rinoceronte e tigre di Sumatra, elefante indiano), erosione del suolo...
  • Le fabbriche per la lavorazione del caffè generano inquinamento dell'aria e delle acque (non mancano cattivi esempi italiani:  http://www.italiaatavola.net/articoli.asp?cod=14363)
  • Sfruttamento e malattie anche negli abitanti e bambini dei paesi "in via di sviluppo"...
I paesi occidentali sono complici di questo disastro perchè privi di coscienza, di senso di colpa, di dignità, ricchi troppo spesso invece di egoismo, individualismo e ipocrisia. Tutto il mondo "civilizzato" importa caffè. Si utilizzano cialde monouso impossibili da riciclare e questo crea una grande quantità di rifiuti destinati alle discariche o agli inceneritori.
L'Italia ha molte colpe. Abbiamo contribuito a far attecchire una cultura del caffè, attribuendole addirittura un ruolo sociale e culturale (film, canzoni), una bevanda che non solo non rappresenta un nostro tipico prodotto, di cui ne saremmo forniti in abbondanza, ma che porta con se una situazione insostenibile da tutti i punti di vista e molte criticità. Abbiamo consentito a troppe imprese nazionali di basare la loro economia sulla lavorazione di questo prodotto esotico, creando loro un'ovvia ed insensata dipendenza. C'è da dire che presto il caffè, come del resto noi tutti, rimarrà vittima dei cambiamenti climatici che ha contibuito ad innescare. Si legge ad esempio nel  rapporto WWF su Sostenibilità e mercati delle risorse primarie (qui l'estratto):




Fardello ecologico delle importazioni italiane e flusso dei materiali in Italia

Le importazioni italiane di caffè causano l’emissione di gas serra per circa 4 milioni di
tonnellate di CO2-equivalenti e richiedono 0,7 milioni di tonnellate di materiali biotici,
6,5 milioni di tonnellate di materiali abiotici e 1.400 milioni di m³ di acqua (3,4% del
totale delle importazioni). Le emissioni di gas serra sono l’1,43% di quelle riconducibili
all’insieme delle importazioni italiane. La terra necessaria per la produzione e
trasformazione, 1,6 milioni di ettari/anno – più della superficie dell’intera Calabria –
rappresenta il 2,2% del “fardello” complessivo delle importazioni italiane relativo a
questa categoria.

Nel 2008 dalle 470 mila tonnellate di caffè importate (di cui 448 mila – il 93% – verde)
sono state prodotte 415 mila tonnellate di caffè torrefatto. 108 mila tonnellate sono state
esportate; il resto è andato al consumo nazionale (stimato in 326 mila tonnellate circa).


Ma bere caffè, a chi serve veramente?


Bevande nervine: la pericolosità dell'abuso di queste bevande è testimoniata dalla presenza di effetti collaterali tra cui insonnia, ansia ed agitazione, e dallo sviluppo di fenomeni di tolleranza con progressiva riduzione della risposta dell'organismo alla somministrazione, e di dipendenza con emicrania, incapacità di concentrazione e depressione alla cessazione.


Da piccole rinunce nascono grandi soddisfazioni

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