sabato 30 luglio 2011

L'antica logica della modernizzazione


Sentiamo spesso parlare di paesi del terzo mondo o nazioni ancora "arretrate" rispetto all'occidente. Questo giudizio si basa su standard di valutazione capital-consumistici propriamente occidentali.
Infatti si prendono ad esempio nazioni in cui si muore ancora di fame, di malattie, di sete ecc... per dimostrare la superiorità delle nazioni "sviluppate" rispetto alla qualità della vita.


Ma vengono spesso ignorati popoli indigeni che vivono invece in società equilibrate, natura - dipendenti / tutelanti. E' in queste piccole popolazioni che l' uomo "moderno" esercita la sua massima crudeltà. E' in questi casi che si capiscono i veri obbiettivi delle società "progredite", ovvero sono di colonizzare aree ancestrali per importarvi sistemi produttivi innaturali e disastrosi per l'ambiente, ma non per le tasche dei grandi imprenditori, delle multinazionali e dei cittadini/governanti di nazioni "civili" come anche la nostra.
La realtà è che le popolazioni autosufficienti, che a me piace chiamare "naturali", non hanno affatto bisogno di essere aiutati a modernizzarsi per sopravvivere bene. Si sa anche che l'uomo bianco in questi casi bada al profitto, non al risultante stravolgimento di ecosistemi derivato da grandi costruzioni e progetti agro-industriali.
Noi, per quanto possiamo stare attenti, se viviamo in città siamo complici di svariati disastri a livello planetario subdolamente nascosti fra i nostri ingenui acquisti.
I veri arretrati siamo noi che costringiamo con forza, violenza ed ogni barbarie, le popolazioni "naturali" da lavori di sussistenza a farne degli altri totalmente "innaturali" come i manovali in coltivazioni estensive, gli operai in disumane fabbriche, forzandoli ad entrare nella logica del guadagno di soldi. Noi siamo arretrati se facciamo lavori stressanti tutto l'anno che ci costringono a scappare in vacanza in qualche posto remoto, per allontanarsi dal caos e non soccomberne.  Noi siamo stupidi se pensiamo che ignorare totalmente la questione ambientale sia segno di ottimismo, di autostima, di speranza in un aggiustamento futuro delle condizioni stravolte in passato. Sappiamo per certo invece che gli effetti li subiamo oggi stesso, quando respiriamo aria inquinata con polveri sottili, monossidi, diossidi ecc... o mangiamo plastica presente nei prodotti marini, quando siamo esposti a lungo a potenti campi elettromagnetici e la lista andrebbe avanti per giorni.
Dobbiamo cominciare a riflettere su problemi che non consideravamo importanti, su definizioni che in realtà sono improprie, su modi di pensare che non sappiamo dove portano, su comportamenti che potrebbero mettere a rischio l'esistenza di un qualcosa di fondamentale, ma nascosto, prestare attenzione a come ci si muove nel piccolissimo fazzoletto di vita che, non so da chi, ma ci è stato dato.

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